La Tosca è un film del 1973 scritto e diretto da Luigi Magni, tratto dall’omonimo dramma di Victorien Sardou, rivisto in chiave ironico-grottesca e in forma di commedia musicale.
Il film è ambientato nella Roma del 1800 e narra del pittore Mario Cavaradossi, il quale dà rifugio al patriota Cesare Angelotti, fuggito da Castel Sant’Angelo. Il reggente della Polizia pontificia, il barone Scarpia, si mette alla ricerca di Angelotti servendosi della cantante Floria Tosca, amante di Cavaradossi, facendole credere che il suo uomo la tradisca. Scarpia segue di nascosto la donna, la quale giunge all’abitazione di Cavaradossi per coglierlo in flagrante, ma lo trova in compagnia di Angelotti.
Capito l’inganno in cui è caduta, Tosca cerca a questo punto di aiutare l’amante, ma è ormai troppo tardi. Scarpia scopre Angelotti giungendo alla casa, il quale per non essere catturato si suicida. Arresta pertanto il pittore per alto tradimento e lo condanna alla forca. Il barone, invaghito di Tosca, le propone di liberare Cavaradossi a patto che lei gli si conceda.
La donna accetta in cambio del permesso per Cavaradossi di uscire dallo Stato Pontificio. Egli acconsente e ordina allora ai suoi sgherri di eseguire una fucilazione simulata, il tutto in presenza di Tosca. Dopo aver scritto il salvacondotto, Scarpia viene pugnalato alla schiena da Tosca, la quale corre subito dal suo amante, prigioniero a Castel Sant’Angelo. Cavaradossi viene però davvero ucciso e Floria Tosca si uccide a sua volta per la disperazione, buttandosi dagli spalti della fortezza.
Della colonna sonora dell’intero film, per il progetto in trio “Armonie cinematografiche” abbiamo selezionato il brano “Nun je da’ retta Roma”, composto da Armando Trovajoli con testo di Luigi Magni (regista del film) e interpretato dalla voce di Gigi Proietti (nei panni di Cavaradossi). Nel film, Cavaradossi canta il brano durante l’ora d’aria, il testo è quello di un ipotetico dialogo fra Cavaradossi e i cittadini di Roma.
Il personaggio invita la città alla ribellione, ma Roma non ascolta l’invocazione e si rifugia nei suoi stornelli, preferisce rimanere in attesa di un cambiamento lento e graduale. Egli invita alla rivolta ma Roma non lo ascolta, la città dunque pazienta e continua ad attendere tempi migliori.
L’interpretazione del brano di Proietti nel film è considerato l’apice del pathos drammaturgico del film. L’arrangiamento originale è costituito dall’orchestra di Armando Trovajoli e dai Cantori Moderni di Alessandroni.
La canzone evoca l’immagine di una città eterna, ricca di storia e bellezza, ma anche di cont...
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