“La vita è bella” è un film del 1997 co-scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni.
La pellicola racconta la vicenda di Guido Orefice (interpretato da Benigni), il quale assieme all’amico Ferruccio Papini si trasferisce ad Arezzo. Durante il viaggio, Guido conosce casualmente una maestra di nome Dora, che lui immediatamente chiama “principessa”.
Una volta arrivato in città, Guido trova ospitalità e lavoro presso lo zio Eliseo, che lo accoglie nel Grand Hotel da lui posseduto. Guido, intanto, inizia presto a manifestare i primi segni di insofferenza nei confronti del fascismo: in municipio, per esempio, si scontra con Rodolfo, militare fascista, che diventa “lo scemo delle uova” a causa di un incidente che vede protagonisti i due (Rodolfo indossa un cappello nel quale Guido aveva appoggiato alcune uova, rompendosele in testa).
Non solo: a seguito di un altro incontro casuale con Dora, scopre che la donna è fidanzata proprio con Rodolfo. Nel frattempo il giovane ebreo fa amicizia con un medico tedesco, appassionato di indovinelli, ospite nell’hotel dello zio, e si sostituisce a un ispettore scolastico che deve svolgere una lezione di carattere antropologico in una scuola elementare per promuovere la razza ariana: Guido, infatti, desidera incontrare nuovamente Dora, la quale lavora proprio in quella scuola.
Infine, l’uomo riesce a confessare il proprio amore alla maestra, in una piovosa sera, dopo averla sottratta con un divertente inganno a Rodolfo. Tutti e tre si ritrovano poche sere dopo al Grand Hotel, dove Rodolfo ha deciso di celebrare il fidanzamento ufficiale con Dora. La donna, però, non innamorata realmente del militare fascista, alla fine dei festeggiamenti scappa con Guido, entrato nell’hotel con un cavallo bianco verniciato con una tinta verde fluorescente (per coprire la scritta “cavallo ebreo”: la discriminazione razziale è già iniziata).
Mentre Rodolfo è costretto a rassegnarsi, Guido e Dora possono manifestare liberamente il proprio amore. La storia si sposta al 1944 quando Guido e Dora, ormai sposati, hanno costruito una famiglia con il figlioletto Giosuè di sei anni. A dispetto della guerra sempre più invadente e dell’arrivo dei nazisti in Italia, la famiglia cerca di essere ancora felice: Dora prosegue nella sua attività di insegnante, mentre Guido ha aperto una piccola libreria. Tuttavia, il giorno prima del compleanno di Giosuè, Guido viene richiamato per essere schedato insieme allo zio e al figlio nel registro delle SS. L’indomani tutti e tre vengono deportati, insieme con gli altri ebrei della città, su un treno che li condurrà in un lager nazista.
Dora, tornata a casa e trovata l’intera abitazione a soqquadro, capisce la situazione e corre in stazione, dove un treno merci carico di bagagli e persone si appresta a partire. Bambini, anziani, uomini e donne vengono picchiati, presi in giro e spinti dai soldati delle SS che hanno il compito di farli salire sul treno. Un tenente tedesco consiglia a Dora di tornare a casa, ma la donna riesce a convincere il militare a far salire sul treno anche lei. Una volta giunti al campo di concentramento, Guido e Dora riescono a incontrarsi di sfuggita per l’ultima volta; dopodiché uomini e donne vengono separati. Lo zio Eliseo, invece, viene subito indirizzato insieme ad altri anziani verso la camera a gas, in quanto ritenuto troppo vecchio per lavorare in maniera proficua.
Nel frattempo, Guido cerca di nascondere a Giosuè la realtà terribile che li sta assalendo, infatti fin da quando sono saliti sul treno gli ha raccontato che stanno tutti prendendo parte a un enorme “gioco” a premi in cui il premio finale è rappresentato da un vero carro armato e, per ottenere il quale, è necessario superare diverse prove. Tragicamente divertente è la scena in cui Guido si erige a interprete di un soldato tedesco per spiegare ai prigionieri le regole del “gioco”.
Con il passare dei giorni Giosuè entra attivamente nel vivo del “gioco”, tra le cui regole c’è quella di rimanere nascosti nella camera riservata a suo padre e ad altri prigionieri, in realtà per evitare che in caso di cattura sia destinato all’uccisione. Durante una visita medica, Guido incontra nuovamente Lessing, il medico tedesco del Grand Hotel, rientrato a Berlino cinque anni prima proprio per prendere parte alla soluzione finale nei confronti degli ebrei.
Questi, ora membro del partito nazista, lo risparmia dalla camera a gas e gli offre un lavoro come cameriere ai tavoli di una cena degli ufficiali tedeschi. Guido riesce a farvi partecipare anche suo figlio per sfamarlo dignitosamente, confuso tra gli altri figli di ufficiali nel tavolo a loro riservato, illudendosi che il medico voglia mettere una buona parola per lui e per sua moglie.
Grande sarà la sua delusione quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un assurdo indovinello a cui non trovava soluzione. Una notte, con la fine della guerra e dell’occupazione nazista, i soldati tedeschi cominciano freneticamente ad abbandonare il campo dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido, dopo aver nascosto Giosuè in una cabina dicendogli di giocare a nascondino e di uscire solo quando non ci sarà più nessuno in zona, si mette alla ricerca di Dora travestito da donna.
L’uomo tenta di raggiungere il camion delle detenute ma viene scoperto dalle SS: dopo aver fatto un’ultima volta l’occhiolino a Giosuè in segno di addio, viene condotto in un vicolo da un soldato tedesco e fucilato. La mattina dopo, in un campo di concentramento ormai vuoto e abbandonato dai tedeschi, il bambino esce dal suo nascondiglio.
Da dietro l’angolo sbuca un carro armato statunitense, che si ferma proprio davanti a Giosuè. Il bambino, convinto di aver vinto il premio finale secondo il racconto del padre, esclama: “È vero!”. Il soldato alla guida del carro lo fa salire a bordo e insieme a lui esce fuori dal campo, dove una chilometrica fila di deportati sta camminando verso la salvezza. Il bambino può alla fine ricongiungersi alla madre e riabbracciarla, gridando felice: “Abbiamo vinto!”.
Il film “La vita è bella” è stato vincitore di tre premi Oscar: per il miglior attore protagonista, per il miglior film straniero e per la migliore colonna sonora. La colonna sonora del film è stata composta da Nicola Piovani.
Nel progetto in trio “Armonie cinematografiche”, abbiamo estrapolato dall’intera colonna sonora il brano “Buongiorno principessa” e “La vita è bella”. Questi temi ben descrivono la magia della vita che, nel mezzo di una tragedia com’è quella delle leggi razziali e delle deportazioni, dà a un padre la forza di tenere il figlioletto al riparo dai crimini che vengono commessi in quel periodo tragico della nostra storia
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